Le misure antropometriche, e in particolare i pannicoli
adiposi, possono fornire informazioni essenziali sulla composizione
corporea e sullo stato nutrizionale dell’individuo (Moller et
al., 2000). È pertanto fondamentale verificare la qualità
del dato antropometrico: prerequisito per un utilizzo del dato è
la standardizzazione delle procedure e controlli adeguati (Ulijaszek
e Kerr, 1999). Nella presente ricerca si intende valutare la
variabilità nella misura dei pannicoli adiposi tra due
operatori (uno esperto e l’altro in formazione) mediante
l’impiego di due diversi plicometri.
Su un campione,
costituito da 36 soggetti (19 di sesso maschile e 17 di sesso
femminile), si sono rilevate le seguenti pliche: tricipitale,
bicipitale, sottoscapolare, pettorale, addominale, sovrailiaca, alla
coscia.
I pannicoli sono stati misurati sul lato sinistro del
corpo, secondo la metodologia tradizionale (Weiner and Lourie, 1981),
mediante i seguenti plicometri: Lange (Cambridge MD, USA) e Moretti
(Arezzo, Italia).
L’affidabilità della misura è
stata valutata mediante la determinazione del T.E.M. (errore tecnico
di misurazione), mentre l’accuratezza attraverso un t-test.
Per
valutare eventuali differenze sistematiche tra strumenti o rilevatori
si è utilizzata l’analisi della varianza.
I risultati
ottenuti dallo studio indicano una buona ripetibilità delle
misure a livello inter e intra-personale a parità di
strumento. Infine il plicometro Lange si è confermato essere
lo strumento più affidabile.
Bibliografia
1.
Moller R., Tafeit TE, Sudi TK, Reibnegger G. 2000. Quantifying the
‘appleness’ or ‘pearness’ of the human body
by subcutaneuos adipose tissue distribution. Ann
Hum Biol 27:47-55.
2. Ulijaszek SJ, Kerr DA. 1999. Anthropometric
measurement error and the assessment of nutritional status. Br
J Nutr 82 (3): 165-177.
3. Weiner JS, Lourie JA. 1981. Practical
human biology. London: Academic Press.
Il presente lavoro si propone di valutare il grado di
concordanza tra l’età alla morte diagnosticata col
metodo di Lovejoy (1985), basato sull’usura dentaria, e l’età
anagrafica in un campione di 194 soggetti adulti (127 toscani e 67
siciliani). Il gruppo di individui, morti intorno alla fine del XIX
secolo, è ascrivibile ad epoca preindustriale e quindi
ragionevolmente assimilabile alle popolazioni antiche per quanto
riguarda la velocità dell’usura dentaria. Si evidenziano
una variabilità individuale ed una differenza popolazionistica
troppo elevate per considerare attendibili i pattern modali di usura
proposti dal metodo suddetto. I risultati dimostrano che
l’applicazione meccanica di questo metodo per determinare l’età
alla morte dei singoli individui e dei campioni è soggetta ad
un grande margine di errore ed indicano l’opportunità di
utilizzare ampie classi di età nella
diagnosi.
Bibliografia
Lovejoy C. O.
(1985) Dental wear in the Libben population: its functional pattern
and role in the determination of adult skeletal age at death,
American Journal of Physical Anthropology, 68, 47-56.
La crescente diffusione di centri fitness per la cura e il benessere fisico risponde, da un lato, alla richiesta di una società preoccupata a perseguire un aspetto fisico che segua i canoni di “bellezza” imposti dai media e, dall’altro, alla crescente consapevolezza di un tenore di vita sempre più sedentario con i rischi che esso comporta sulla salute. Il presente lavoro scaturisce dall’interesse per quest’ultimo aspetto e si pone l’obiettivo di verificare se vi siano e quali siano gli effetti di una costante attività fisica sulle caratteristiche somatiche di un campione selezionato tra 379 adulti sani (maschi e femmine) iscritti a un centro fitness della Provincia di Rieti. Di questi, 21 maschi e 19 femmine hanno acconsentito a un secondo rilevamento di 33 misure antropometriche dopo 5 mesi in media dall’iscrizione in palestra. Le misure considerano, oltre a statura, statura seduta, peso e BMI, 9 circonferenze, 6 diametri, 11 pliche, % massa magra, ecc. I risultati del t test per dati appaiati hanno evidenziato variazioni altamente significative (p≤0.001) in entrambi i sessi per l’aumento della % di massa magra, e la diminuzione di: circonferenza vita, circonferenze toraciche (solo nelle femmine), pliche paraombelicare, sottoscapolare, bicrestoiliaca, toracica e al tricipite, e, solo nelle femmine, pliche poplitea e al bicipite. Riduzioni statisticamente significative (p≤0.05) sono state riscontrate per peso, BMI, circonferenza del braccio, i diametri bicrestoiliaco, tibio-tarsale e per tutte le pliche tranne quella lombare nei maschi e sottoscpolare e al quadricipite per le femmine. Questi risultati mostrano che gli effetti di una regolare attività fisica appaiono evidenti già dopo pochi mesi riducendo la massa adiposa globalmente diffusa e rinforzando la massa muscolare.
Lo studio offre un
contributo alla comprensione dei rapporti evolutivi intercorsi tra le
modificazioni della morfologia della pelvi condizionate
dall’acquisizione del bipedismo, la crescente encefalizzazione
nella linea Homo e il meccanismo del parto.
In accordo con Tague e
Lovejoy (1986), la ricerca trae spunto dall'analisi della morfologia
pelvica per delineare il possibile meccanismo del parto negli ominidi
estinti, soffermandosi quindi sulle implicazioni
dell'encefalizzazione e dell’altricialità secondaria.
Nelle Australopitecine la pelvi è di tipo platipelloide,
con piano medio e di uscita persino più ristretti
dell’ingresso, il che rendeva impossibile un meccanismo del
parto di tipo rotazionale; la testa del feto, di dimensioni
paragonabili a quelle dell'attuale Pan, manteneva l'orientamento
trasverso lungo tutto il tragitto.
L’evidenza morfologica
disponibile indica che anche nei primi Homo la pelvi vera era
decisamente platipelloide, suggerendo pertanto un meccanismo del
parto di tipo non rotazionale. Questa modalità di parto
sarebbe persistita perlomeno sino al Pleistocene medio, ossia sino a
circa 0,7 Ma. Se e per quanto tempo ancora il parto non rotazionale
sia persistito oltre questo periodo è difficile da determinare
sulla base dei resti di pelvi disponibili. Misurazioni ottenute sul
frammento di osso dell’anca del tardo Homo erectus Arago XLIV,
risalente a circa 0,35 Ma, indicano comunque una pelvi moderatamente
platipelloide, non così estrema come per i campioni più
antichi: questo potrebbe indicare che la forma della pelvi vera
iniziò a cambiare o divenne più variabile in questo
periodo generale di tempo.
In Homo moderno, il normale meccanismo
del parto è di tipo rotazionale. La testa del neonato
normalmente impegna l’ingresso pelvico con il suo asse
sagittale orientato medio-lateralmente e alquanto obliquamente;
quando la testa raggiunge il piano medio, la sua ulteriore
progressione è limitata dal restringersi delle pareti laterali
del canale e di conseguenza ruota in modo che il suo asse sagittale
si disponga in senso antero-posteriore, ossia lungo l’asse più
lungo a tale livello della piccola pelvi moderna (Tague, 1989;
Abitbol, 1995).
Le implicazioni ostetriche dell'aumento di
dimensioni cerebrali dei neonati umani non hanno trovato soluzione in
un semplice allargamento del bacino femminile, che avrebbe avuto,
oltretutto, ripercussioni svantaggiose in termini di termoregolazione
e di biomeccanica dell'anca.
Meccanismi selettivi hanno indotto
invece una soluzione di compromesso, da un lato modificando il
meccanismo del parto e dall’altro facendo si che i neonati
nascessero con un cervello non completamente sviluppato, tale quindi
da poter essere accolto in una testa di dimensioni più piccole
rispetto al canale del parto (Woods e Grant,1997).
Nelle ultime due decadi sovrappeso e obesità
hanno mostrato anche in Europa un forte aumento.
In Italia
l’incremento pare essersi fermato per gli adulti ma non per i
bambini.
Il nostro obiettivo è osservare l’evoluzione
di sottopeso sovrappeso e obesità, della percezione di sé
e del grado di soddisfazione per la propria immagine corporea durante
l’infanzia.
Il campione include 774 soggetti di età
6-11 anni di Cento e Renazzo (Ferrara). Le rilevazioni sono state
ripetute con periodicità annuale tra il 2001 al 2006.
Il
BMI è stato valutato secondo i cut off di Cacciari et
al.(2006) per il sottopeso e di Cole et al. (2000) per sovrappeso e
obesità. La composizione corporea è stata calcolata con
Slaughter et al. (1988) e la percentuale di grasso (%F) è
stata classificata secondo Lohman et al. (1997). La body image è
stata studiata utilizzando le silhouttes di Collins (1991).
Alla
prima rilevazione in base al BMI il 21.43% e il 28.68%
rispettivamente di femmine e maschi era sovrappeso, percentuali più
ridotte obesi e frequenze minori sottopeso. In base alla %F in
entrambi i sessi aumentano le percentuali di sottopeso e diminuiscono
quelle di sovrappeso e obesità. Durante il quinquennio si è
osservata la tendenza a permanere nelle situazioni di partenza (BMI)
tranne che nel caso del sottopeso ove nella maggioranza si osserva
una transizione verso il normopeso. Se invece si tiene conto della %F
nel sottopeso le ragazze tendono a restare stabili, nel sovrappeso a
spostarsi verso il normopeso. I ragazzi obesi transitano verso il
sovrappeso mentre nelle altre categorie mantengono lo stato di inizio
rilevazioni.
L’analisi della percezione dell’immagine
corporea mostra che la maggioranza dei soggetti si riconosce
inizialmente nella silhouette collegata al sovrappeso. Per le femmine
la percezione di sé varia a carico delle immagini relative a
sottopeso e obesità verso quelle collegate a normopeso e
sovrappeso rispettivamente. Nei maschi invece, chi si riconosceva
nelle figure di sottopeso, normopeso e obesità col passare
degli anni si percepisce più simile alle immagini di
sovrappeso; permangono nella scelta della stessa immagine coloro che
si identificavano con la silhouette collegata al sovrappeso
dall’inizio.
Il grado di soddisfazione per la propria
immagine corporea migliora con gli anni nei maschi e, in modo più
irregolare, anche nelle femmine. In entrambi i sessi prevalgono le
percentuali di chi vorrebbe essere più magro.
Le
percentuali di soggetti per ogni stato ponderale differiscono
significativamente in base alla metodologia applicata (BMI o %F).
In
particolare, con %F è maggiore l’incidenza del sottopeso
e si riduce quella del sovrappeso. Non si notano molte differenze
invece a livello del tracking considerando %F o BMI.
I risultati
confermano che i soggetti in prevalenza mantengono lo stato ponderale
nel tempo.
Muta invece l’auto-percezione che negli anni
confluisce verso la silhouette del sovrappeso. La soddisfazione di sé
tende ad aumentare con l’età anche se la maggioranza dei
bambini di entrambi i sessi esprime desiderio per una figura più
magra.
Scopo della Ricerca.
Lo scopo del presente studio è
stato quello di individuare le variabili antropometriche correlate
alla performance delle ginnaste italiane d’elite e di delineare
un modello di regressione che includesse le variabili antropometriche
in grado di predire il successo della performance ginnica nel
campione esaminato.
Materiali e Metodi.
Campione: I
soggetti analizzati erano le componenti delle Squadre Nazionali
Italiane Juniores e Seniores di Ginnastica Artistica Femminile (N=19)
che nel corso degli anni 2006 e 2007 avevano preso parte ai
Campionati Italiani a Squadre di Serie A, Campionato Italiano
Assoluto, Tornei Internazionali, Campionati Europei e Campionati del
Mondo. Per le valutazioni sono state considerate un totale di 16
competizioni per ogni ginnasta. Il campione esaminato rappresentava
l’intera popolazione di riferimento in termini di categoria e
livello agonistico.
Per ciascuna ginnasta sono stati rilevati sia
i punteggi totali che i punteggi parziali per ogni singola specialità
(Volteggio, Parallele Asimmetriche, Trave e Corpo Libero) ottenuti
nelle 16 competizioni.
Misure: È stato attuato un
protocollo di misurazione antropometrica consistente nella
rilevazione di 21 dimensioni corporee per ogni soggetto. È
stato determinato il Somatotipo. Sono stati considerati come
variabili dipendenti i punteggi medi ottenuti nelle 16 competizioni
in ogni singola specialità e nell’All around (somma dei
punteggi parziali nelle 4 specialità). Disegno sperimentale:
Per raggiungere il nostro obiettivo si sono utilizzate l’analisi
di correlazione e la regressione multipla stepwise.
Risultati.
Le correlazioni più significative (p<0.01) tra
caratteristiche antropometriche e punteggio della performance, si
sono riscontrate per l’ectomorfia, e per la lunghezza dell’Arto
superiore. Il coefficiente di correlazione variava tra -0.30
(ectomorfia e Trave) a -0.64 (ectomorfia e Volteggio). Viceversa, la
correlazione tra Lunghezza dell’Arto Superiore e il punteggio
era positiva e variava da +0.30 (L.Arto Superiore e Parallele) a
+0.55 (L.Arto Superiore e Trave). Questa correlazione suggerisce che
le ginnaste con valori ectomorfici inferiori e lunghezze degli arti
superiori maggiori hanno un punteggio di performance più
elevato. I risultati ottenuti dall’analisi della regressione
multipla indicano che dal 32% al 75% della varianza nel punteggio
della performance può essere spiegata dalle dimensioni
antropometriche o da variabili da esse derivate. In particolare
l’ectomorfia e lo spessore della plica tricipitale risultano
essere dei predittori molto importanti.
Conclusioni.
Nel campione di ginnaste esaminato esiste sicuramente una forte relazione tra diverse variabili antropometriche e punteggio della performance ginnica.
L’obesità nei paesi sviluppati sta sempre
più assumendo proporzioni epidemiche e rappresenta un fattore
di rischio importante per patologie quali le malattie cardiovascolari
ed il diabete. Si ritiene che l’incremento dell’obesità
nella popolazione sia legato ad una maggiore introduzione di calorie,
ad una diminuzione della spesa calorica ed a una forte componente
ereditaria. In questo lavoro abbiamo analizzato la distribuzione,
nelle diverse aree della Sardegna, dell’incidenza del
sovrappeso e dell’obesità nelle reclute sarde e abbiamo
verificato la loro variazione nell’arco di 30 anni (1969-1998).
La ricerca è parte di un più ampio progetto che ha lo
scopo di analizzare l’evoluzione delle caratteristiche
biodemografiche delle reclute sarde nel corso di un secolo
(1880-1980), nel contesto di un Progetto di Interesse Nazionale del
Ministero Italiano dell’Università.
I dati relativi
al 1969 ed al 1998 (leve del 1951 e 1980) sono stati raccolti tra il
2003 e il 2004 dai registri militari presenti nell’archivio del
Distretto Militare di Cagliari. Le schede individuali contenute nei
registri sono state compilate al momento della visita medica avendo i
coscritti compiuto il 18° anno d’età. Il numero di
cartelle analizzate per la leva del 1951 e 1980 è stato
rispettivamente di 14220 e 8125. Il campione è stato ripartito
facendo riferimento al luogo di residenza dei coscritti in vari
sottocampioni tenendo conto delle ripartizioni amministrative, delle
zone altimetriche, delle aree urbane e rurali e dello stato sociale.
Il sovrappeso e l’obesità sono stati valutati secondo la
classificazione del WHO (1995). Sono state calcolate medie,
deviazioni standard e le differenze fra le medie sono state valutate
con appropriati test statistici (ANOVA, Test Student-Newman-Keuls,
Test di Krustal Wallis, Test di Mann-Whitney).
L’incidenza
del sovrappeso e dell’obesità risultano per il campione
del 1969 rispettivamente 4.33% e 0.55% e del 9.8% e del 3% per il
1998. La provincia con la maggiore incidenza di sovrappeso e obesità
risulta Olbia-Tempio per il 1969 e Nuoro per il 1998.
I risultati
relativi alla suddivisione in zone urbane e rurali mostrano nella
leva del 1969 una maggiore incidenza di individui in sovrappeso nelle
aree rurali e di obesi nelle urbane, mentre per il 1998 è
risultato esattamente il contrario. La suddivisione in base alle zone
altimetriche mostra una diminuzione dell’incidenza del
sovrappeso passando dalla pianura alla montagna. L’obesità
è più frequente in montagna per il 1969 e nella collina
litoranea per il 1998. Il confronto con diverse regioni Italiane ha
evidenziato che la Sardegna presenta la minore incidenza di persone
in sovrappeso ed è la seconda regione, dopo il Veneto, per la
minore percentuale di obesità.
La percentuale di individui
in sovrappeso e di obesi è aumentata nei 30 anni considerati.
Il cambiamento nella distribuzione interna dell’obesità
riflette i cambiamenti socio-economici; l’aumento della
sedentarietà e l’aumento dell’esogamia, con
matrimoni crescenti fra sardi e continentali ed il conseguente
mescolamento genetico, potrebbero aver favorito questo incremento.
Nel gioco del rugby si osserva una stretta relazione
tra dimensioni corporee e successo sia a livello individuale che di
squadra, questo le rende un importante strumento di selezione ed
intervento per managers e allenatori. A livello nazionale è
attualmente attivo un progetto volto a evidenziare, sulla base delle
caratteristiche motorie e fisiche degli atleti del Rugby, aspetti che
possano essere utili nella selezione degli atleti stessi. L’analisi
qui presentata si pone in questo contesto, come uno spaccato volto a
valutare le modalità con cui le caratteristiche dei giovani
atleti del rugby, tutti presi in considerazione ai fini del
reclutamento nelle nazionali juniores, si pongano rispetto a quelle
della popolazione italiana non sportiva, agli atleti praticanti rugby
al più alto livello e il variare con l’età e il
ruolo di alcune dimensioni fisiche che li caratterizzano.
Sono
presi in considerazione 139 atleti di età variabile dai 14 ai
17 anni, distribuiti in 4 classi in base all’età (17 di
14 anni, 56 di 15 anni, 42 di 16 anni, 24 di 17 anni) e in tre gruppi
in base al ruolo di gioco: 104 forwards (di cui 59 avanti I linea,
III linea, Pilone, otto, sette, flanker) e 45 II linea e 35 backs
(centro, estremo, ali,mediano di apertura, mediano di mischia).
Le
caratteristiche qui presentate sono oltre a statura e peso, quelle
legate alla composizione corporea.
Gli atleti presentano a tutte
le età dimensioni decisamente maggiori/superiori di quelle
normative per la popolazione Italiana (Cacciari et al., 2006).
Rispetto al ruolo gli avanti sono più pesanti e con una
maggiore percentuale di massa grassa degli altri e i II linea
risultano più alti. Quanto da noi osservato nei giovani
rugbisti italiani è assolutamente in linea con quanto
riportato in letteratura per atleti di alto livello in ambito
internazionale.
Per un sottogruppo di soggetti è stato
possibile anche valutare la velocità di accrescimento mensile,
in relazione al fatto che il progetto prevede un monitoraggio
dell’accrescimento degli atleti nel tempo. Tali incrementi
paiono leggermente inferiori a quelli riportati in letteratura per la
popolazione statunitense non sportiva.
La popolazione berbera dell’alto Atlas vive in condizioni di isolamento, povertà e scarsa igiene ambientale. L'assistenza sanitaria è limitata alla visita settimanale di un infermiere e alle campagne mediche organizzate periodicamente dal personale biomedico dell’Università di Marrakech.
Nel 2006 è stato avviato un progetto interdisciplinare di cooperazione internazionale sulla valutazione dello stato nutrizionale nella popolazione della valle di Azgour (finanziamento regionale, LR 11.4.1996, n.19). Il presente contributo illustra i dati preliminari della ricerca, diretti a ottenere un quadro generale della situazione, e a sperimentare una procedura metodologica basata su tecnica antropometrica e impedenziometrica.
Il campione esaminato consiste di 71 individui (28 maschi e 43 femmine) di età compresa tra i 4 ed i 14 anni.
Sono state rilevate sette dimensioni antropometriche: peso; statura; perimetro del braccio; pliche bicipitale, tricipitale, sottoscapolare, soprailiaca. Sono stati calcolati il Body Mass Index (BMI) e la sommatoria delle pliche. Le variabili statura, peso e BMI sono state standardizzate utilizzando i valori di riferimento del National Center for Health Statistics (2000CDC). La definizione di stunting (height-for-age, HAZ), underweight (weight-for-age, WAZ) e wasting (BMI-for-age, BMIZ) è stata realizzata utilizzando il criterio degli z-scores minori di – 2, raccomandato dalla World Health Organization. I parametri bioelettrici di resistenza e reattanza sono stati rilevati con un analizzatore BIA (Akern-RJL systems). La composizione corporea è stata definita per mezzo dell’Analisi Vettoriale di Impedenza Bioelettrica (BIVA).
La concordanza tra metodica antropometrica e impedenziometrica nella definizione dello stato nutrizionale è stata realizzata attraverso l’analisi della correlazione e l'analisi multivariata della varianza.
La tecnica antropometrica indica che il 28,6% degli individui presenta valori indicativi di stunting, il 31,0% risulta underweight, e l'8,5% wasted.
La tecnica impedenziometrica mostra, sulla base della posizione dei vettori individuali di impedenza nelle ellissi di tolleranza, che il 46,5% degli individui presenta una condizione di BCM ottimale, l’11,3% presenta una condizione di BCM subottimale, il 42,2% si trova nella regione di probabile disidratazione. Nessun individuo si trova nella regione di denutrizione.
Gli indicatori antropometrici di malnutrizione sono significativamente correlati con la lunghezza del vettore impedenziometrico (indicativo di disidratazione), con cui sono probabilmente in relazione causale. La correlazione con l’angolo di fase (massa cellulare) è significativa nel caso del BMI e del peso, ma non della statura. La condizione di stunting non sembra associata a denutrizione. Possibili ipotesi alternative (ecologiche, genetiche) vengono discusse alla luce della letteratura.
Numerose evidenze
scientifiche hanno dimostrato come la sedentarietà aumenti il
rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, di certe forme
tumorali, di diabete di tipo II, di ipertensione e di osteoporosi.
L’attività fisica gioca un ruolo importante nella
prevenzione e nel trattamento dell’obesità,
determinando, inoltre, una riduzione della morbilità e della
mortalità, nonché un generale miglioramento della
qualità della vita, anche nella popolazione anziana.
Con
questo lavoro si sono voluti esaminare alcuni parametri
antropometrici di un gruppo di donne ultrasessantenni reclutate tra
le allieve di un corso di ginnastica dolce tenuto presso una palestra
cittadina.
Per ciascun soggetto sono stati rilevati il peso e
l’altezza (utilizzati per il calcolo del BMI), la circonferenza
vita (WC), la circonferenza del braccio destro e la plica tricipitale
(utilizzati per il calcolo di AMA e AFA). Si è indagato,
inoltre, sul tipo e sulla frequenza dell’attività fisica
praticata.
Si è effettuata la valutazione della situazione
ponderale in base al BMI, utilizzando i seguenti cut-off:
-
normopeso 18.5≤BMI≤24.99
- sovrappeso 25≤BMI≤29.99
-
obesità di I° 30≤BMI≤34.99
- obesità di
II° 35≤BMI≤39.99
- obesità di III° BMI≥40
È
importante, comunque, sottolineare che nella popolazione anziana un
modico sovrappeso non è un indice di rischio per la salute, ma
può rappresentare, anzi, un fattore di protezione.
Per
quanto riguarda la circonferenza vita (WC) il valore di riferimento,
utilizzato come indicatore di rischio metabolico e cardiovascolare, è
per le donne WC ≥88 cm
È risultato normopeso il 35% del
campione (BMI= 23.12±1.53; WC= 74.5±5.2; AFA=
23.9±4.6), sovrappeso il 45% (BMI= 26.96±1.34; WC=
82.3±5.0; AFA= 32.5±9.4), in obesità di I°
il 15% del campione (BMI= 31.98±1.69; WC= 90.4±3.2;
AFA= 44.4±12.3), e due soggetti hanno registrato,
rispettivamente, una obesità di II° (BMI=36.31; WC= 105.0;
AFA= 43.8) e una obesità di III° (BMI=43.04; WC= 103.0;
AFA= 58.6).
Dall’analisi dei parametri antropometrici
rilevati emerge che le donne con obesità di I°, II° e
III° presentano, rispetto alle normopeso e alle sovrappeso,
valori di circonferenza vita e di AFA superiori ed, inoltre,
praticano attività fisica da minor tempo e con impegno
settimanale inferiore.
I risultati confermano che l’abitudine
ad un’attività fisica regolare influisce positivamente
sulla situazione ponderale e sui parametri antropometrici utilizzati
come indicatori di rischio metabolico e cardiovascolare.
Vengono presentati i risultati di tre anni d’indagini e di sperimentazioni, anche con attività di volo suborbitale, per il progetto dell'interfaccia Uomo-Macchina in habitat Spaziali.
L’Habitat spaziale può essere considerato come un acquario, dove ogni elemento inserito deve contribuire all’equilibrio e all’autonomia dell’ecosistema.
Nel contesto spaziale, troppo spesso le necessità di questo sistema artificiale hanno preso sopravvento su quelle umane, quasi creando habitat fine a se stessi e non a misura d’uomo. In altre parole la pragmatica del progetto d’abitudine, che considera soprattutto gli stretti parametri tecnologici, ha preso generalmente il sopravvento.
Per creare la base per il benessere mentale e fisico dell’equipaggio e degli eventuali passeggeri in missioni di lunga durata o considerando il crescente turismo spaziale, l’approccio multidisciplinare è fondamentale.
Impegnandoci in un'operazione di progetto dell'habitat vogliamo verificare l’importanza degli elementi naturali, del colore, del suono, ma anche quelli artistici, per aumentare l'affidabilità, il rendimento, e il benessere del sistema, consultando psicologi, artisti, designer, ergonomi, pedagoghi, ingegneri e antropologi. (1)
Lo scopo di questo lavoro è delucidare l'importanza di una progettazione degli ambienti spaziali a misura d’uomo. Vengono presentati quindi espliciti esempi per incrementare l’umanizzazione dell’habitat quali: ergonomia visiva in contesti microgravitazionali, antropologia e adattabilità fisiologica all’ambiente spaziale, arte e stimoli naturali (quali piante) come supporto psicologico in missioni spaziali di lunga durata.
(1) Il materiale esposto proviene in particolare dalla collaborazione con i seguenti specialisti:
H.Birke*, A. Ono°,C.B.Scott°*, D. Ringler°*°
*Technische Universität Berlin, Dept. of Human Machine System, Germania
°International Space University, Beijing, Cina
°*Utah State University Logan UT, USA
°*°Associazione ISIS Berlin
Nell’ambito degli studi antropometrici ci si trova spesso di fronte a difficoltà nel confrontare i dati e le elaborazioni matematico-statistiche delle proprie ricerche con quanto edito in letteratura, soprattutto se si cercano parametri di riferimento nazionali, o regionali aggiornati. Gli sforzi adoperati da diversi ricercatori italiani ai fini della standardizzazione della ricerca antropometrica hanno dato buoni risultati in relazione alla metodologia di rilevamento con la norma UNI-EN 7250 del 2000, che ha recepito la norma UNI 10120 (“Definizione e metodologia di rilevazione delle variabili antropometriche essenziali per la progettazione ergonomica”) e che è ormai utilizzata comunemente in ambito italiano ed europeo. La realizzazione invece di un data base condiviso, che sia di riferimento a livello nazionale, richiede ancora alcuni sforzi. L’interesse per un data base aggiornato di dati antropometrici degli Italiani è, infatti, sentito oggi in più settori, sia della ricerca sia applicativi. Da un lato, infatti, gli interessi della ricerca di base antropologica sull’uomo attuale e sulla sua variabilità richiedono continui aggiornamenti, linguaggi, mezzi e parametri comuni tra ricercatori per seguire a livello locale, nazionale e internazionale fenomeni quali il secular trend o per monitorare problematiche quali l’incremento d’obesità. D’altro canto la progettazione ergonomica d’ambienti e contesti di vita e di lavoro manifesta l’esigenza di riferirsi a parametri antropometrici e data base consistenti, aggiornati e rappresentativi dell’utenza cui ci si rivolge. Ci pare quindi importante proporre la realizzazione di un data base di dati antropometrici organizzato secondo la normativa ISO/FDIS 15535, che possa rappresentare un punto di riferimento per i diversi centri di ricerca del settore diffusi sul territorio nazionale, che sia di facile implementazione e permetta, grazie all’uniformità di registrazione e strutturazione dei dati, una facile consultazione e la possibilità d’utilizzo ai fini d’interpretazioni della variabilità antropologica/antropometrica e d’applicazioni ergonomiche. L’organizzazione di un data base che abbia per oggetto non soltanto la popolazione adulta, ma anche gli estremi anagrafici della popolazione (in altre parole, soggetti in accrescimento e anziani) e la messa in comune, insieme alla diffusione di dati rilevati in ambito di ricerca antropologica universitaria, potrebbe essere utile per promuovere confronti fra dati raccolti in diversi ambiti territoriali e avviare nuove ricerche. Al momento si è seguita la normativa ISO/FDIS 15535 per effettuare elaborazioni utilizzando i dati antropometrici del progetto “L’Italia si Misura”. Parte del lavoro svolto è stato utilizzato per la stesura per l’UNI del Technical Report ISOTR7250-2DataSheet ITALY. Si sta procedendo ad organizzare analogamente i dati relativi a soggetti in età evolutiva (6-19 anni), i cui dati antropometrici di riferimento sono, per ora, quelli rilevati negli ultimi anni in ambito regionale presso diverse scuole del Piemonte, in modo da aggiornare i dati antropometrici sull’età evolutiva rispetto a quelli rilevati dall’Ente Moda nel 1975.
L’attività motoria e la pratica sportiva si configurano come attività che possono svolgere un importante ruolo di protezione per la salute e di promozione del benessere lungo tutto il ciclo di vita dell’individuo (Kohl, Hobbs, 1998; Malgarise, Guicciardi, 2003).Un regolare e moderato impegno nello sport, infatti, offre la possibilità di sviluppare e mantenere una buona forma fisica, con conseguenze positive per la salute degli individui a diversi livelli (Boreham, Twisk, Savage, Cran, Strain, 1997); al tempo stesso garantisce anche numerose altre opportunità, a seconda del particolare momento del ciclo di vita (infanzia, adolescenza, età adulta ed anziana) (Cei, 1998; Giovannini, Savoia, 2002. Lo studio è stato svolto nella Città di Asti nell’ambito del progetto “La salute in movimento” negli anni scolastici 2004/05–2005/06-2006/07 su un campione totale di 3500 soggetti di cui 1200 bambini di 6 anni, 1100 di dieci anni e 1200 di undici anni. Lo scopo principale è stato indagare se ci fossero differenze statisticamente significative dell’indice BMI tra la popolazione maschile e quella femminile ed inoltre di correlare i dati antropometrici di altezza e peso con un test di forza per gli arti inferiori e uno per gli arti superiori. Per il rilevamento dei dati antropometrici si è utilizzato uno statimetro e una bilancia, seguendo il protocollo di rilevazione indicato dall’ASL 19 di Asti. Per il rilevamento della forza degli arti inferiori si è utilizzato l’optojump e per la forza degli arti superiori il test di lancio di una palla da 1 kilogrammo da seduti con la schiena appoggiata ad un muro. Infine è stato utilizzato un questionario mirante a verificare quante ore settimanali, soprattutto gli alunni di quarta e quinta elementare, dedicano alle attività motorie e sportive. Nei tre anni persi in esame non ci sono differenze statistiche significative nell’incremento di altezza e peso. Per i maschi, dalla prima alla quinta, si nota un costante decremento della percentuale di sovrappeso (a sei anni 37% a 11 anni 19%) mentre per le femmine la tendenza è inversa risultano in sovrappeso il 9% a sei anni e il 32% a 11 anni. Mettendo a confronto i dati nell’arco dei tre anni nei maschi per il sovrappeso passa dal 37% del 2004/05 al 19% del 2006/07 nelle femmine la tendenza è ancora una volta inversa si va dal 15% del 2004/05 al 32% attuale. Per quanto riguarda la correlazione tra altezza e peso e i test di forza, sia nei maschi che nelle femmine nell’arco dei tre anni, per gli arti inferiori si nota un decremento percentuale medio del 3% ed un decremento medio del 4% per quanto riguarda la forza degli arti superiori. Prendendo solamente in considerazione la popolazione di quinta elementare, una età particolarmente delicata sia per l’accrescimento sia per la strutturazione di abilità motorie specifiche, la disaffezione ad uno stile di vita attivo è confermata dai risultati del questionario che indicano che il 48% dei bambini dedica all’attività motoria mediamente 2 ore alla settimana e il 29% arriva a 3 ore settimanali. Cifre che purtroppo sembrano destinate ad aumentare nel passaggio dall’età infantile all’adolescenza.
La regione Puglia ha registrato in anni recenti un
crescente sviluppo socio-economico a cui corrisponde, in particolare
tra i giovani delle aree urbane, un abbandono dei modelli
comportamentali e nutrizionali tradizionali a cui corrispondono un
aumento della sedentarietà e del consumo di cibi confezionati:
ne consegue che a un positivo trend di crescita della statura si
accompagnano problemi di sovrappeso ed obesità anche in età
giovanile.
Al fine di documentare tale cambiamento e di aggiornare
i dati auxologici relativi agli adolescenti pugliesi, in
collaborazione con le ASL locali è stata promossa un’indagine
antropometrica presso scuole di diverso ordine e grado. In
particolare, è stato proposto un questionario relativo alla
situazione socio-economica famigliare e alle abitudini di vita, e
sono stati rilevati dati antropometrici relativi alla struttura e
composizione corporea di studenti di entrambi i sessi: 713 allievi di
Scuola media (età 11-15), 338 di Liceo classico (età
14-19) e 612 di Istituto professionale (età 14-19). Quando
disponibili, sono stati raccolti i dati antropometrici rilevati nel
passato sugli stessi allievi da medici e operatori sanitari, per
effettuare – nel limite del possibile - uno studio
longitudinale del campione considerato.
Vengono qui presentati i
percentili (3°, 50°, 97°) di statura, peso e I.M.C. dei
soggetti studiati e il loro confronto con i dati disponibili in
letteratura relativi alla popolazione italiana attuale e del passato.
I rapidi cambiamenti rilevati nella struttura corporea della
popolazione pugliese l’avvicinano alle medie nazionali, quando
addirittura non le superano, e – per quanto riguarda gli
adolescenti attuali - rendono in larga misura superata l’idea
di una popolazione meridionale di statura inferiore alla media
rilevata nei coetanei dell’Italia centrale o settentrionale. È
quindi auspicabile un aggiornamento degli standard antropometrici e
auxologici della popolazione italiana sia per valutarne le condizioni
di salute, sia per gli evidenti vantaggi sul piano ergonomico e
industriale (Standard ISO TR 7250).
The studies on secular trend have well documented the changes in body dimensions of young adult men thanks to historical series on military conscripts. In contrast, there are much fewer data for analyses of the secular trend of adult women. Therefore, it is necessary to use data from cross sectional samples composed of different age groups. The present research reports results on the study of secular changes in height and weight in two samples of adult females from Sardinia (Cagliari area) and Latium (Province of Rieti). Its aim is to provide new data on females’ height and to contribute to the ongoing debate on whether the secular trend is still acting, or it has slowed down, or it has stopped in these regions. The ‘Cagliari’ sample consists of 370 healthy women born in the Cagliari area and measured in 2003-2004. The ‘Rieti’ sample consists of 209 healthy women born in the Rieti area and measured at the “Platinum Health and Fitness” Centre in the same period. The women aged 20 to 40 years old were divided into four 5-year age groups. In the ‘Cagliari’ sample, the anthropometric variables were considered according to different socioeconomic status (SES), determined according to the sibship’s size and the classification of the father’s occupation. Instead, the ‘Rieti’ sample was considered on its whole, as the SES was homogeneous. The means and standard deviations of the two considered variables were calculated for each different age group of the two regional samples. ANOVA was adopted to evaluate statistical differences among the distribution of height and weight in the different age groups of the Rieti sample, whereas ANCOVA was used for the Cagliari sample. Results show in both samples homoscedasticity for the two considered variables in the different age groups, thus suggesting that the secular trend of stature and weight may have stopped in Sardinia and Latium in the last decades.
Le statistiche pongono
l’Italia ai primi posti fra i paesi europei per la percentuale
di bambini in sovrappeso: 25% contro 27% per Spagna, 24% per
Svizzera, 20% per il Regno Unito, 19% per Francia e 14% per Germania.
Inoltre, il 10-12% dei bambini italiani sono obesi, i maschi più
delle femmine, con le percentuali più alte comprese tra i 9 ed
i 13 anni. Il fenomeno è maggiore nelle regioni
centro-meridionali (16-36%) contro il 14-23% delle regioni del Nord
(Istat, 1999; Gargiulo et al., 2002). Il presente lavoro è
parte di una ricerca i cui obiettivi sono di indagare i parametri
della crescita in un campione di scolari di due plessi scolastici
della Provincia dell’Aquila in relazione allo stile di vita e
promuoverne, nel caso, comportamenti più corretti soprattutto
relativamente allo svolgimento di una adeguata attività
motoria. Esso presenta i risultati relativi a soprappeso, obesità
e capacità motorie analizzati nei due campioni cumulati
insieme. Il campione è costituito da 183 maschi e 162 femmine
tra i 6 ed i 10 anni ed è rappresentativo del ceto medio/medio
alto. Sono stati rilevati statura, peso e BMI (kg/st2) e le capacità
motorie, quest’ultime utilizzando la batteria di test “Eurofit”
(1993) riadattata in base alle classi di età. Il 29% dei
maschi e il 15% delle femmine sono risultati in sovrappeso, mentre
l’incidenza dell’obesità è 5.5% nei maschi
e 6% nelle femmine. I risultati degli 8 test motori somministrati
hanno mostrato una netta separazione tra maschi e femmine nella
capacità motoria, una sostanziale omogeneità nella
risposta motoria per le classi di età 6-9 anni rispetto a
quella riscontrata per i 10 anni. Ne risulta, pertanto, una
demarcazione piuttosto netta nel passaggio tra i 9 e i 10 anni per
una progressiva difficoltà nell’elaborazione ed
esecuzione degli esercizi con risposte molto differenziate da
soggetto a soggetto della stessa classe di età e per i vari
esercizi.
Bibliografia:
Gargiulo L, Gianicolo E, Brescianini S
(2002) Eccesso di peso nell’infanzia e nell’adolescenza.
Atti del Convegno: Informazione statistica e politiche per la
promozione della salute. ISTAT. 25-44.
ISTAT (2002) Indagine
Multiscopo: Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari,
1999-2000.
http://www.istat/Anotizie/Aaltrein/statinbrev/obesi.htm.
“Eurofit”
(1993) Prima edizione italiana edita dall’ISEF statale di ROMA.
Gli studi di epidemiologia auxologica hanno assunto negli ultimi decenni un ruolo fondamentale per la valutazione dello stato di salute e di quello nutrizionale delle popolazioni umane. L'importanza delle carte di crescita sia dal punto di vista medico sia sociale è conseguente al fatto che la formulazione degli standard di crescita consente non solo di inquadrare lo stato di accrescimento e di sviluppo del singolo individuo, rispetto alla propria classe di età ed al sesso, ma anche di valutare le variazioni fra diversi sottogruppi all'interno di una popolazione o della popolazione stessa nell'arco del tempo. Gli standard di crescita possono essere utilizzati inoltre come strumento di screening per identificare quegli individui che necessitano di provvedimenti assistenziali di natura medica o sociale e come monitoraggio della risposta alla terapia di soggetti malati in età evolutiva. L’intento di questo lavoro è quello di produrre le carte di crescita per statura, peso ed indice di massa corporea della popolazione sarda in accrescimento dai 3 ai 14 anni. I dati utilizzati sono quelli di un campione di 4562 bambini sardi (2257 maschi e 2305 femmine) misurati dal 1998 al 2005. I percentili delle carte di crescita dei bambini sardi sono stati calcolati utilizzando il metodo LMS di Cole (1988, 1990). I risultati ottenuti sono stati comparati con gli standard di crescita ottenuti da Cacciari et al. (2002) per l’Italia del Sud. Dal confronto emerge che i bambini sardi presentano dei valori dei percentili inferiori a quelli calcolati per l’Italia meridionale. Dunque per valutare correttamente l’accrescimento dei bambini sardi risulta necessario utilizzare gli standard di crescita costruiti sulla specifica popolazione di appartenenza.
Bibliografia
Cacciari E., Milani S., Balsamo A., Dammaco F., De Luca F., Chiarelli F., Pasquino A.M., Tonini G., Vanelli L. 2002. Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (6-20 y). Eur. J. Clin. Nutr., 56: 171-180.
Cole T.J. 1988. Fitting smoothed centile curves to reference data. J. R. Stat. Soc. A, 151: 385-418.
Cole T.J. 1990. The LMS mrthod for constructing normalised growth standards. Eur. J. Clin. Nutr., 44: 45-60.
La malnutrizione proteico-energetica è una
condizione frequente nella popolazione senile, che può
condurre a un incremento della morbilità e della mortalità.
Con la presente ricerca si vuole valutare lo stato nutrizionale
di un campione di popolazione senile del Comune di Orroli, ovvero di
un'area geografica nota per l'elevata frequenza di longevi, in
particolare tra gli uomini.
Il campione è costituito da
200 ultrasettantenni nati e residenti ad Orroli (uomini: N= 100, età=
81,0±7,0 anni; donne: N= 100, età= 81,5±7,3
anni). Il campione rappresenta il 44,4% della popolazione della
stessa classe di età.
Per la valutazione dello stato
nutrizionale, sono stati utilizzati tre diversi approcci
metodologici: tecnica antropometrica, analisi impedenziometrica della
composizione corporea, tecnica multidimensionale.
Sono state
rilevate 4 misure antropometriche: peso, statura, plica tricipitale,
plica sottoscapolare. È stato calcolato il Body Mass Index
(BMI).
I parametri di resistenza (R) e reattanza (Xc) sono stati
rilevati mediante un analizzatore BIA (Akern-RJL systems). Ai dati
impedenziometrici è stata applicata la Bioelectrical Impedance
Vector Analysis (BIVA).
La tecnica multidimensionale del Mini
Nutritional Assessment (MNA) è stata utilizzata per la sua
elevata sensibilità e specificità.
La relazione tra
stato nutrizionale, sesso ed età è stata valutata
attraverso l'analisi della varianza a due fattori.
I risultati del
MNA (media uomini: 24,6±2,2; media donne: 23,4±2,5)
mostrano che il 64,1% degli individui (74,2% degli uomini e 51,9%
delle donne) presenta uno stato nutrizionale nella norma.
I valori
medi del BMI ricadono in entrambi i sessi nella categoria sovrappeso
(uomini: 26,6±3,4; donne: 26,3±5,2).
I vettori
impedenziometrici medi dei due sessi ricadono all'interno
dell'ellisse di tolleranza rappresentativa del 50% della popolazione
italiana (uomini: R/H= 336,2±40,8, Xc/H= 35,4±5,7;
donne: R/H= 382,5±55,3, Xc/H= 37,9±6,2).
Lo
stato nutrizionale definito con il MNA appare significativamente
migliore negli uomini. Le caratteristiche antropometriche e
bioelettriche (angolo di fase) sono invece simili nei due sessi e nel
caso della plica tricipitale le medie sono significativamente
maggiori nelle donne.
Ad eccezione delle pliche, che non mostrano
variazioni età dipendenti, tutti gli indicatori presentano una
tendenza significativa verso il peggioramento dello stato
nutrizionale con l'età. Le differenze sono marcate soprattutto
dopo i 90 anni. Un'interazione tra sesso ed età è
osservabile solo nel caso dell'angolo di fase.
In conclusione,
tutti i metodi utilizzati mostrano che lo stato nutrizionale nella
popolazione senile di Orroli è da considerarsi
complessivamente nella norma, con una tendenza verso migliori
condizioni negli uomini. È osservabile un trend evidente verso
il peggioramento dello stato nutrizionale associato all'età,
che si manifesta in una condizione media di rischio di malnutrizione
nelle donne ultraottantenni e negli ultranovantenni di entrambi i
sessi. Le buone condizioni osservate sono verosimilmente in relazione
causale con la longevità che caratterizza l'area in studio.
Stature reconstructions from skeletal remains are usually obtained through regression equations based on the biometric relationship between height and limb bone length. Different equations have been employed to reconstruct stature in skeletal samples, but this is the first study to provide a systematic analysis of the reliability of the different methods for Italian historical samples. The aims of this poster are: 1) to analyze the reliability of different regression methods to estimate stature for populations living in Central Italy from the Iron Age to Medieval times; 2) to search for trends in stature over this time period by applying the most reliable regression method. Long bone measurements were collected on 1021 individuals, 560 males and 461 females, from 66 archaeological sites for males and 54 sites for females. Three time periods were identified: Iron Age, Roman Age and Medieval Age. To determine the most appropriate regression equation to reconstruct stature the Delta parameter of Gini (1939), in which stature estimates derived from different limb bones are compared, was employed. The analysis shows that the equations proposed by Pearson (1899) and Trotter and Gleser for Afro-Americans (1952, 1977) provided the most consistent estimates when applied to our sample. We then used the equation by Pearson (1899) for further analyses. Results indicate a reduction in stature in the transition from the Iron Age to the Roman Age, and a subsequent increase in the transition from the Roman Age to the Medieval Age. Changes of limb lengths over time are more pronounced in the distal than in the proximal elements in both limbs.
In ambito paleoantropologico i resti scheletrici umani
rivestono una particolare importanza anche in considerazione della
scarsità dei reperti disponibili. Conseguentemente sono
necessari interventi specifici di conservazione e valorizzazione che
interessano non solo il reperto fossile ma anche la documentazione
relativa alle fasi del suo ritrovamento. Al momento dello scavo
infatti, i resti scheletrici presentano una specifica posizione di
giacitura che viene compromessa durante il loro recupero. Tale
posizione è solitamente documentata attraverso immagini
fotografiche scattate nelle varie fasi di scavo e disegni in scala
che in un secondo tempo possono essere informatizzati. È
evidente però che le operazioni di scavo e recupero del
materiale costituiscono fasi distruttive che danneggiano
irrimmediabilmente il contesto di rinvenimento e spesso anche le
informazioni che i resti scheletrici possono fornire; nè del
resto le fotografie e i disegni possono documentare in modo esaustivo
tutte le informazioni che lo scavo inevitabilmente
distrugge.
Attualmente nuove tecnologie consentono di sopperire in
parte a questi limiti. È possibile infatti ottenere modelli
digitali ad alta precisione dei resti archeoantropologici e dei
contesti di rinvenimento attraverso l’utilizzo di tecniche non
invasive di Reverse Engineering, e di visualizzarli in ambienti
tridimensionali tramite sistemi di Virtual Reality. Scopo di questo
lavoro è stato la realizzazione e lo studio del modello
virtuale di uno scheletro del Paleolitico Superiore proveniente dalla
grotta del Romito in provincia di Cosenza, Calabria (Italy).
La
prima fase del lavoro ha visto l’impiego di un laser scanner 3D
per l’acquisizione del dataset seguita dalla realizzazione dei
modelli digitali della superficie esterna delle singole ossa. Questi
modelli hanno permesso una prima fase di studio in ambiente CAD
attraverso l’estrapolazione di diverse sezioni rilevanti e la
verifica di una serie di misure antropometriche utili per l’analisi
e la classificazione del reperto scheletrico. Al fine di validare
l’accuratezza dei modelli realizzati sono state eseguite le
tradizionali misure antropometriche sia sul reperto originale sia
sulla copia digitale dello stesso evidenziando la possibilità
di utilizzare tali modelli in luogo degli originali per motivi di
ricerca.
Successivamente tali modelli virtuali delle singole ossa
sono stati assemblati in ambiente virtuale al fine di ricostruire lo
scheletro dell’individuo sia deposto in posizione supina su di
un tavolo di lavoro virtuale, sia nella posizione di sepoltura
individuata durante gli scavi partendo dalla documentazione
disponibile. Considerando che i resti scheletrici originali hanno
subito operazioni di restauro secondo le procedure tradizionali, i
modelli digitali di alcune ossa sono stati rotti virtualmente in modo
da riprodurre fedelmente lo stato di ritrovamento dei reperti stessi
prima di tali interventi.
In conclusione, ai fini della
valorizzazione dello scheletro, è stato utilizzato un sistema
“TableTop” basato sul principio di stereoscopia passiva
per la visualizzazione tridimensionale.
Sovrappeso e obesità rappresentano i disturbi
ponderali prevalenti in bambini e adolescenti dei Paesi
industrializzati. L’insorgenza di questi disturbi nell’infanzia
è in relazione con il tasso di morbilità e mortalità
durante l’età adulta. La valutazione dello stato
ponderale durante l’infanzia è pertanto un importante
indicatore per valutare se un soggetto ha buone probabilità di
diventare un adulto sovrappeso.
Lo scopo del presente studio è
valutare l’accrescimento somatico e motorio in un campione di
bambini di Bologna, con particolare riferimento alla valutazione
dello stato ponderale. Il campione include 275 bambini di età
compresa tra 6 e 11 anni. I dati riportati rappresentano i primi
risultati di uno studio longitudinale in atto, riguardante le
variazioni della composizione corporea e della motricità
associati alla crescita. In questo studio sono stati considerati
statura, peso, forza della mano e flessibilità dorsale.
L’indice di massa corporea (BMI) è stato calcolato e
utilizzato per classificare i bambini nelle varie categorie
ponderali. A tal fine per la valutazione di normopeso, sovrappeso e
obesità sono stati utilizzati i cut-off proposti da Cole et
al. (2000), mentre per il sottopeso, in mancanza dei riferimenti
internazionali sopra citati, si è utilizzato come cut-off il
3° centile proposto da Cacciari et al. (2006).
Nel presente
studio sono stati calcolati, oltre ai valori medi, anche gli
incrementi annuali. Inoltre il “tracking” è stato
definito come mantenimento dello stato nutrizionale nel tempo.
I
valori staturali, ponderali e di BMI dei bambini esaminati sono in
linea con quelli dei bambini italiani della stessa età
(Cacciari et al., 2006).
La statura presenta incrementi medi di
circa 6 cm, il peso aumenta dai 2 ai 5 kg l’anno, il BMI
presenta lievi oscillazioni. La forza raggiunge variazioni di circa 2
kg, mentre la flessibilità rimane abbastanza stabile, con
oscillazioni di circa 2 cm.
Le frequenze di sottopeso e
sovrappeso raggiungono livelli più elevati nelle femmine,
mentre l’obesità nei maschi.
I soggetti obesi
tendono a diminuire nel tempo, aumentano invece lievemente quelli
sottopeso e in modo più accentuato i sovrappeso.
I
risultati del presente studio assumono importanza in quanto, oltre a
fornire nuovi dati relativi all’accrescimento e all’incidenza
dei disturbi ponderali in Emilia Romagna, forniscono valori
incrementali, carenti in letteratura.
Inoltre, l’identificazione
del gruppo di soggetti ad alto rischio può consentire di
intraprendere misure preventive. L’aumento del sovrappeso dei
bambini nel tempo può essere infatti visto come “campanello
d’allarme”, data la possibilità di un aumento
dello stesso nell’età adulta e del conseguente aumento
del rischio di morbilità. D’altra parte, la diminuzione
dei soggetti obesi nel tempo potrebbe indicare una maggiore
consapevolezza da parte dei genitori di soggetti maggiormente a
rischio.
Il proseguimento dello studio nel tempo, considerando
anche le età successive, potrà permettere di seguire e
monitorare la crescita dei ragazzi e meglio definire il tracking dei
disordini ponderali, identificando le cause e i periodi “sensibili”.